La 911 è come una fenice. La “Elfer” doveva morire pochi anni dopo la sua creazione, a detta del suo “papà” Ferri Porsche, in quanto antiquata, vetusta e affetta da cronici problemi di tenuta di strada. L'evoluzione della serie G, iniziata nel 1974, arriva quasi a finire nel 1983, quando viene presentata l'ultima vera evoluzione del disegno originale: la 3.2. Essa si basava sul disegno della precedente SC. Si trattava di uno degli step finali di quella che secondo molti era un'auto destinata, una volta terminata la sua carriera, a scomparire definitivamente, soppiantata dalla 928.
Alla fine, la storia della Porsche è così: una continua e costante maturazione, come se rinascesse in continuazione. In un certo senso, la 911 SC è l'inno alla 911 che fu, mentre la 991 MK1 GT3 rappresenta qualcosa di nuovo. Dissacrante per i più, è una versione corsaiola sprovvista del tanto amato cambio manuale e con un motore che nulla ha a che vedere con il classico disegno Metzger, che da sempre ha mosso la sportiva tedesca più amata.
Elettronica ovunque, quattro ruote sterzanti e caratterizzata da una fruibilità quasi quotidiana, questa GT3 è quasi l'antitesi perfetta a quella che è una 911 classica e l'esempio di come quest'auto si sia evoluta negli anni. Volendo lasciar perdere le serie 964, 993, 996 e 997, che rappresentano l'evoluzione verso la modernità della “Elfer”, la GT3 991 è quella che ha interamente stravolto i canoni tipici. Motore collocato sempre a sbalzo, ma in posizione più centrale rispetto ai modelli precedenti grazie all'aumento del passo e di una carreggiata più ampia. In più, la guida è decisamente poco...Porsche.
Se confrontate insieme, la GT3 sembra un'auto a motore centrale: il peso, oramai meglio ripartito fra l'anteriore e il posteriore, garantisce una migliore distribuzione, riducendo quindi la necessità di guidare “spigolando”, ovvero ritardare l'entrata in curva al fine di meglio sfruttare il bilanciamento dei pesi.
La SC rappresenta una delle 911 più classiche del suo tempo: motore aspirato, derivato dal primo Typ 901/01 della prima serie del '64-'66, che è allargato, grazie alla sua struttura modulare, fino ad oltre i tre litri. Raffreddata ad aria, con oltre il 60% del suo peso oltre l'asse posteriore, impone una guida classica: le Porsche saranno docili ai più da guidare normalmente, ma appena si forza l'andatura bisogna saperle gestire.
La SC è un peso piuma che sa sfruttare al meglio la sua potenza: concepita come una gran turismo, risulta efficacissima nelle lunghe tratte e sa stupire con la sua accelerazione feroce. Con l'ultima evoluzione a 3.2 litri, la 911 classica raggiunse il suo stadio finale, concludendo così quasi 30 anni di carriera.
Appannaggio dei più esperti, i 204 cavalli possono essere pochi se confrontati con i 475 erogati a 9000 giri della 991, ma sono “veri”, senza filtri. Fra il pilota e l'auto esiste soltanto la potenza pura, e l'unica elettronica presente si trova nel buon senso di chi la sta guidando.
Sebbene 30 anni dividano queste due 911, la stessa filosofia permane: auto fantastiche, utilizzabili ogni giorno nonostante la loro diversa vocazione ma sempre capaci di essere veraci nelle emozioni che trasmettono.
Words: Jacopo Villa, contributor
Photos: Sajin Park
Cars: courtesy of Autovergiate.it